I beni demoetnoantropologici
Nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio “le cose d’interesse etnoantropologico” sono presenti in soli cinque articoli: art. 2 (Patrimonio culturale, comma 2), art. 10 (Beni culturali, comma 1 lettera a e comma 3 lettera a), art. 12 (Verifica dell’interesse culturale, comma 1), art. 101 (Istituti e luoghi di cultura, comma 2 lettera f) e art. 174 (Uscita o esportazione illecite, comma 1).
Nel medesimo Codice i beni culturali immateriali non sono presi in considerazione a causa della loro natura intangibile di non-cose. Tuttavia dopo la firma italiana nel 2007 della Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (2003) e la Convenzione Unesco sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali (2005), è stato introdotto (con art. 1 D.Lgs. 62/2008) l’art. 7 bis: Espressioni di identità culturale collettiva, che recita:
“1. le espressioni di identità culturale collettiva contemplate dalle Convenzioni UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e per la protezione e la promozione delle diversità culturali, adottate a Parigi, rispettivamente il 3 novembre 2003 e il 20 ottobre 2005, sono assoggettabili alle disposizioni del presente Codice qualora siano rappresentate da testimonianze materiali e sussistano i presupposti e le condizioni per l’applicabilità dell’articolo 10”.
Negli ultimi anni il concetto di patrimonio immateriale si è andato ampliando, tanto che l’UNESCO comprende una pluralità di beni molto diversi, sia le “espressioni culturali” (lingue, letteratura orale, danza, giochi, mitologia, riti, costumi, artigianato, architettura, altre arti e forme tradizionali di comunicazione e di informazione) quanto gli “spazi culturali”, antropologicamente intesi come “luoghi” in cui si concentrano le attività popolari e tradizionali e “tempi” in cui ricorrono determinati eventi.
Per loro natura i beni immateriali sono direttamente connessi al territorio dove prendono vita durante le loro esecuzioni, al di fuori delle quali non sono osservabili in alcun modo, e rappresentano delle reali, intrinseche potenzialità locali. Territorialità si associa a contemporaneità, in quanto è possibile osservarli in contesti attuali, viventi e socializzati, a differenza dei beni materiali che sono invece sempre più residuali e musealizzati.
Il rilevamento sul terreno è la prima oggettivazione che permette di fissarli in modo stabile in vari tipi di supporti audiovisivi (fotografie, nastri magnetici e digitali, pellicole cinematografiche, ecc.), documentazione da considerarsi come fonte imprescindibile ed essa stessa come materiale museale.
Attività della Soprintendenza
La recente riorganizzazione del MIBACT disposta dal D.M. 23 gennaio 2016 n. 44 ha previsto l’articolazione delle Soprintendenze Archeologia Belle arti e Paesaggio in aree funzionali, di cui una dedicata al Patrimonio demoetnoantropologico, attraverso cui la Soprintendenza esercita le attività di tutela, valorizzazione, promozione, salvaguardia del patrimonio culturale materiale e immateriale, nonché promuove promozioni eventi e iniziative volte alla protezione delle diversità culturali presenti nel territorio regionale.
Le predette attività sono esercitate nel rispetto delle norme e principi del D.Lgs. 42/2004 e smi, Codice dei beni culturali e del paesaggio, della Convenzione Unesco per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003, ratificata dall’Italia con Legge n. 167/2007, e della Convenzione Unesco sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali del 2005, ratificata con Legge n. 19 del 2007 in tema di protezione e promozione delle diversità delle espressioni culturali.
In relazione alla tutela dei beni immateriali, la Soprintendenza, nel 2016, si è occupata specificatamente dell’argomento, per corrispondere a richiesta avanzata dal Sindaco di Compiano (PR) finalizzata al riconoscimento dell’interesse culturale della Fiera Millenaria di Campo Plano o di S. Terenziano, che si tiene annualmente nella località di Isola, nell’alta Val Taro. La manifestazione affonda le sue radici nei secoli, essendo stata riconosciuta per la prima volta con diploma dell’imperatore Enrico III nel 1052, quale principale evento economico annuale per la gente dell’Alta Valtaro, con l’esposizione dei frutti del raccolto e del bestiame alla fine dell’estate meteorologica della zona appenninica. Accanto all’aspetto mercatale proprio della Fiera, nella ricorrenza del Santo (1 settembre) viene celebrata la Festa liturgica dedicata a S. Terenziano, con la solenne “Processione aux flambeaux” nelle vie del paese di pregevoli e grandi crocefissi lignei della Val di Vara.
Dal momento che entrambe le manifestazioni si qualificano come significativi momenti di condivisione collettiva di antiche usanze e di fede e spiritualità, è stata l’occasione per approfondire la tematica relativa alla loro tutela, alla luce della normativa vigente riferita a questa particolare categoria di beni culturali immateriali, ed in particolare della Convenzione Unesco per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (2003), e ne è stata redatta una relazione che è stata sottoposta sia alla competente Commissione Regionale – in quanto era la prima volta che veniva richiesta la verifica ex art. 12 per questo tipo di bene – sia alla Segreteria dell’Onorevole Ministro, alla cui attenzione era stata sottoposta la questione.
Come da Circ. n. 22 del 26/04/2017 della Direzione Generale Archeologia Belle arti e Paesaggio, il responsabile dell’area funzionale è il referente per il Servizio VI – Tutela del patrimonio demoetnoantropologico e immateriale della Direzione Generale Archeologia belle arti e paesaggio. In tale veste, la dott.ssa Chiara Burgio, ha partecipato al Corso di formazione Linee guida per l’attività di tutela dei beni etnoantropologici e immateriali e Geoportale della cultura alimentare, tenutosi a Roma dal 25 al 27 giugno 2018 presso il Complesso Monumentale di San Michele a Ripa, dove ha illustrato l’attività e le questioni affrontate in merito dalla Soprintendenza.
Nel gennaio 2018 è stato inoltre siglato un accordo di collaborazione con la Fondazione Museo della civiltà contadina Ettore Guatelli di Ozzaro Taro (Collecchio, Parma), finalizzato ad interventi e studi relativi alla catalogazione dei beni demoetnoantropologici secondo gli ultimi standard ICCD e al supporto di tirocinanti sul piano formativo e di utilizzo del Sigecweb.
Per il 2019 è stata programmato il completamento in Sigecweb della schedatura realizzata tra il 2006 e il 2008 dall’ex SBSAE di Parma del materiale conservato nel Museo della Civiltà Contadina E. Guatelli, consistente in n.1290 schede BDM relative agli oggetti conservati nel salone (pareti e soffitto).
Sul fronte della tutela, si è proceduto a sottoporre a vincolo il complesso immobiliare denominato Palazzo delle Due Torri, in Polesine Parmense, pregevole insediamento rurale cresciuto intorno al quattrocentesco palazzo dei conti Pallavicino, oggi sede del Museo del Culatello e del masalen (norcino), che illustra la storia di questo tipico salume della bassa parmense e le sue fasi di produzione, con alcune curiosità storiche legate alle figure di due grandi personaggi parmensi, quali Giuseppe Verdi e Giovannino Guareschi.
Per quanto riguarda la catalogazione, è in corso il completamento in Sigecweb della schedatura realizzata tra il 2006 e il 2008 dalla SBSAE di Parma del materiale conservato nel Museo della Civiltà Contadina E. Guatelli, consistente in n.1290 schede BDM relative agli oggetti conservati nel salone (pareti e soffitto). Nel corso di quest’anno la Soprintendenza si è impegnata nella valorizzazione della cultura del cibo, settore in cui Parma copre un ruolo di primo piano, essendo stata nominata nel 2015 “Città creativa per la gastronomia UNESCO“, prima città italiana dichiarata Patrimonio dell’Umanità per la sua gastronomia, entrando così a far parte della rete Unesco delle Città Creative, nata nel 2004 per riunire le città in cui la creatività è il fattore strategico per lo sviluppo sostenibile. La nomina è il riconoscimento del ruolo che il patrimonio gastronomico di Parma riveste quale combinazione unica di espressioni antropologiche che costituiscono l’identità, la storia e il saper fare della comunità, una cultura legata a un heritage materiale e immateriale, che è il contesto ideale per promuovere lo sviluppo del “turismo creativo”. In collaborazione con l’Associazione Parma Musei del Cibo, che gestisce il circuito di musei dedicato alle eccellenze gastronomiche della provincia di Parma, costituitasi a partire dal 2000 (del Parmigiano Reggiano, della Pasta, del Pomodoro, del Vino, del Salame, del Prosciutto, del Culatello), la Soprintendenza si è attivata per la realizzazione di un progetto editoriale organico ed ambizioso, che prevede per ogni museo un singolo volume, comprendente oltre al catalogo vero e proprio degli oggetti esposti, una serie di saggi introduttivi, affidati a specialisti della materia, con approfondimenti storico-tecnici, oltre che l’analisi della produzione della cultura materiale e dell’evoluzione della tecnologia applicata alla trasformazione agroalimentare. Poiché il progetto è stato al momento sospeso, non avendo, seppur apprezzato dal Superiore Ministero, ottenuto il supporto finanziario auspicato, la Soprintendenza, nella pervicace volontà di far conoscere la ricchezza e l’unicità del patrimonio gastronomico parmense, si è attivata su un altro fronte: cioè sulle possibilità di archiviazione e diffusione digitale dei saperi e delle tradizioni, che hanno il loro fulcro nei Musei del Cibo, offerte della piattaforma del Geoportale della Cultura materiale. Tecnologia e innovazione per il patrimonio demoetnoantropologico italiano.
Il Geoportale della Cultura Alimentare è il risultato di una ricerca condotta dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo per e con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, al fine di sperimentare un percorso di analisi critica e di catalogazione innovativa dei dati di cultura popolare con particolare riferimento alla tematica del cibo.